Se si dovesse aspettare di avere l’idea perfetta, gli interpreti perfetti, il testo perfetto, non si farebbe più nulla.
Saremmo tutti paralizzati dall’angoscia, assisteremmo a prove infinite alla ricerca del risultato perfetto, che comunque non può essere garantito tutte le sere. Perché in scena ci sono esseri umani, che parlano con altri esseri umani, di fronte a molti esseri umani.
Un’arte che si esprime nella completa variabilità.
Per questo è normale sentirsi sconfortati, soprattutto verso la fine del lavoro, quando ci si aspetta da sé e dall’opera un risultato al limite della perfezione.
Ciò non vuol dire che allora vale tutto!
“Ma sì, facciamo le cose a caso, tanto basta fare! Quelli che studiano per una vita senza fare mai non hanno capito nulla! Ho la passione, basta quella!…”
La vedi la pericolosa strada che porta al ridicolo?
Come fare?
Ci vuole un amico. Qualcuno che ti protegga dal ridicolo, che ti dica le cose come stanno, che con amore ti mostri la distanza tra desiderio e affermazione:
“Sono felice che tu dipinga, ma forse non è il caso di volerci guadagnare dai…”
“Oh, hai scritto un’altra poesia? Che bella, molto personale, ecco, conservala nel tuo cuore…”
“No, amico, fare foto a caso col cellulare non fa di te un fotografo…”
Poi si è liberi di fare tutto comunque, ma almeno coscienti. |