Ciao Fools,
benvenute alle persone che si sono iscritte da poco, buongiorno!
Questa è La Lettera che scriviamo amorevolmente per osservare
il mondo attraverso gli occhi dell’arte, facendoci domande,
azzardando ipotesi, ragionando sul presente.
Siamo Luigi, Stefano e Roberta e iniziamo questo
giovedì mattina con la parola
ovvio.
Oggi ti raccontiamo di Sir William Blake, pittore e poeta nato a Londra nel 1757. Forse avrai incontrato le sue opere leggendo la Divina Commedia, sono sue le illustrazioni più iconiche, insieme a quelle di Dorè. Questo è il V canto, quello di Paolo e Francesca. Virgilio che guarda Dante svenuto, le anime dei due amanti si tengono per mano e vengono portate via dalla bufera infernal che mai non resta.
Definizione di “ovvio”:
che si presenta spontaneamente e facilmente al pensiero o all’immaginazione come cosa naturale, ordinaria, evidente.
Ora pensa a una cosa ovvia.
Non è così immediato?
Ti facciamo qualche esempio:
- se getti l’acqua sul fuoco, questo tenderà a spegnersi
- se avvicini il fuoco all’acqua, questa tenderà a scaldarsi
- se avvicini gli studenti ai poliziotti, questi tenderanno a manganellarli
- se da questo tavolo faccio cadere la penna, quest’ultima cadrà verso il pavimento
WOW.
Oggi abbiamo intenzione di stupirti:
parliamo di Newton e della legge dell’attrazione universale.
Isaac Newton, nel ritratto creato da Blake, è seduto su una roccia, ricoperta di alghe, è nudo, su se stesso; il suo sguardo è rivolto sui disegni che analizza con un compasso.
Si racconta che Newton nel 1666 fosse seduto sotto un melo
nella sua tenuta a Woolsthorpe, quando una mela gli cadde in testa.
Mentre malediva la malasorte,
Ma proprio qua mi dovevo sedere? Mannaggia tutto… etc. etc. gli balenò un pensiero:
Perché la mela cade sempre perpendicolarmente al terreno?
Pensò e pensò e pensò e aggiunse:
Perché tutte le cose cadono verso terra?
(fortunatamente non conosceva ancora i palloncini a elio, altrimenti il suo povero cervello sarebbe esploso!)
Pensò e pensò e di soprassalto sbottò:
Perché la Luna non cade sulla Terra come fa la mela?
Just to know, questo pendolo l’hai mai visto? Ecco, è stato inventato da Newton, 300 anni fa. Ora torniamo a farti vedere opere di Blake.
C’è un pensatore che pensa sotto un albero.
Questo pensatore probabilmente non sta pensando a nulla,
quindi in quel momento non sta onorando il suo ruolo di pensatore.
Però gli cade in testa una mela e invece di pensare a cambiare albero
per evitare altre spiacevoli botte sul capo si chiede:
perché la mela cade verso il basso e non verso l’alto?
A tutta prima questo pensatore ci può sembrare stupido.
Hai mai visto cadere qualcosa verso l’alto? No! Eppure il pensatore, dovendo pensare alle cose, non si accontenta del “così è”, ma si domanda “perché così è?“, non fermandosi al dato di fatto ovvio.
Pensa che ti ripensa, un perché dopo l’altro, dalla piccola mela
arriva fino alla grande Luna:
Perché non ci cade in testa così come cascano le mele?
Domanda legittima: Perché?
Com’è, come non è, Isaac arriva alla conclusione che ci deve essere una forza misteriosa e invisibile che attrae verso il centro della Terra, ma più ci allontaniamo da questo centro, meno forte è l’attrazione.
Ne viene fuori la legge dell’attrazione universale.
Grande Drago Rosso e la Donna vestita di Sole. Blake sostenne di aver avuto visioni per tutta la vita, credeva di ricevere istruzioni dagli Arcangeli per creare le sue opere. Diceva: L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa.
Era tutto ovvio:
ovvia la caduta della mela,
ovvia la Luna che non crolla,
ovvio che, se si fosse trovato sotto un albero di cocco, non avrebbe avuto tutta questa calma nel pensare.
Cosa non è ovvio in tutto questo?
Domandarsi perché, cercare le risposte, imbattersi in scoperte, sgranare gli occhi e ricominciare: perché?
Quante mele saranno cadute prima che quella finisse sulla testa di Newton? Miliardi. Eppure nessuno si è chiesto perché.
Oppure se l’è chiesto e non ha trovato risposte e, stanco di pensare, è tornato al lavoro, poiché non tutte le persone fanno i pensatori di mestiere.
Oppure se l’è chiesto, ha trovato la risposta e non l’ha detta a nessuno, così abbiamo dovuto aspettare il 1666 per comprendere l’attrazione terrestre.
Quante grandi scoperte si potrebbero fare se facessimo attenzione a tutte le altre cose ovvie che succedono intorno a noi e di cui, forse, nemmeno ci accorgiamo.
Quanti perché avevamo da bambinə?
Quanti ne abbiamo ora?
Dove vanno a finire i perché ai quali non rispondiamo?
Il gioco dei perché
andò per mare e si perdè;
e girando in lungo e in largo
cavò i pensieri dal letargo.
The Ancient of Days è un disegno che raffigura Urizen, la personificazione del sapere convenzionale e della legge. Ha un compasso con il quale crea e dirige l’universo. Blake credeva nell’eguaglianza tra le razze e tra i sessi, ma fu costretto a mascherare il suo pensiero dietro allegorie.
Ogni giorno ci assalgono frotte di domande, battaglioni di punti interrogativi tengono in scacco i nostri pensieri.
Non sempre è utile domandarsi il perché, sarebbe uno stress atroce, andremmo incontro a un domino infinito di questioni irrisolte.
A volte si è un po’ stanchi di pensare, di capire, di scavare, meglio lasciare che sia, domandarsi il giusto, abbozzare, far finta di non capire, alzare le spalle.
Altre è utile tirare fuori lo sguardo privo di sovrastrutture, innocente, semplice, che si domanda, senza retorica: perché?
Alcune risposte ci faranno scoprire cose nuove.
Altre, cose vecchie con occhi nuovi.
Ecco quel che vogliamo raccontare oggi.
Perché?
…Ehm…
Perché no?
Scacco matto Newton!
Buon giovedì del “perché”, se hai qualche domanda irrisolta scrivici, ti risponderemo come fossimo il tuo Grande Libro dei Perché.
Ed eccolo qui, autoritratto fatto a penna nel 1802. Ciao Willie.
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