Buongiorno,
benvenuto agosto, il mese immobile.
A Casa Fools stiamo impacchettando tutto, arrivano gli operai a imbiancare, aggiustare, sistemare. Rifacciamo trucco e parrucco per aprire a settembre belli come il sole quando hai l’ombra.
Questa è La Lettera di Casa Fools attraverso la quale osserviamo il mondo per provare a capirci qualcosa, farci qualche domanda, accennare qualche risposta.
Di che si parla oggi?
Il titolo suggerisce la fine di qualcosa, o l’inizio.
Vediamo.
Estate? Mare? Allora non può mancare Piero Guccione. Gurdate i suoi dipinti (si! dipinti!) che meraviglia sono. Questo si chiama: Il grido della luna (2000; olio su tela)
Non sappiamo se capita anche a voi ma,
d’estate,
si fanno più spesso incontri fuori dal comune.
Forse perché si va più in giro,
perché l’estate ti porta fuori,
quasi ovunque,
comunque.
L’altro giorno un tipo un po’ strambo che abbiamo incontrato
ci ha detto:
L’immortalità non è questione di erudizione.
Così ha detto.
Non stiamo edulcorando:
L’immortalità non è questione di erudizione, esattamente così ha detto.
E noi: ah…ok…Certo…certo…l’immortalità non è…
Basiti.
Sarà sua questa frase?
No di sicuro.
Sì certo, perché non dovrebbe?
Facciamo una ricerca.
Il nero e l’azzurro.
Piero Guccione nacque il 5 maggio 1935 a Scicli. Si iscrisse all’Accademia delle belle arti di Roma, ma vi restò solo un mese in quanto ritenne l’esperienza deludente. Nel frattempo, si era iscritto ad una scuola parastatale di cartellonistica. Praticamente faceva il grafico pubblicitario…ma poi…
Niente.
Non ci sono persone alle quali attribuire questa possibile citazione.
Ma potrebbero non essere proprio queste le parole…
Proviamo con il concetto.
Risultato: questo concetto è diffuso in molte filosofie, orientali e occidentali. E giù una serie di possibilità che vanno da quella buddista a Nietzsche.
E proprio quest’ultimo ci ha aiutato a scardinare la prima porta di questo concetto di cui, onestamente, sentiamo la grande portata morale, ma non cogliamo il significato.
Nietzsche spesso discute come l’immortalità non possa essere raggiunta attraverso la conoscenza o la scienza, ma piuttosto attraverso l’accettazione della vita in tutta la sua pienezza e complessità.
Cioè le cose grandi, le cose “immortali” hanno una dimensione che si comprende a livello sensibile, più che concettuale.
Per esempio:un erudito ed un ignorante osservano per la prima volta in vita loro:
il mare.
La Cappella Sistina.
L’eruzione dell’Etna.
La nascita di un figlio…
avranno percezione dell’immenso, dell’immortale entrambi.
E meno male.
Le cose grandi, le cose immortali ce le possiamo permettere tutti, e l’attrazione per questo immenso non ha bisogno di spiegazioni.
Grande spiaggia.
Queste vedute non sono da considerarsi né pitture di paesaggi, né nature morte. Piero individuò nella linea dell’orizzonte che unisce mare e cielo un’immagine universale, senza tempo, senza luogo e silenziosa. Un punto capace di coinvolgere emotivamente lo spettatore connettendolo al suo io più profondo.
Quindi studiare non serve a niente!?
Se le cose importanti le capisco in ogni caso, che senso ha perdere tempo a conoscere?
La domanda è provocatoria, lo sai, ma interessante. E la risposta, sinteticamente, può essere questa:
Perché conoscendo capisci di più,
e capendo di più senti più cose.
Facciamo un esempio.
Tutti abbiamo un senso, mettiamo, la vista e questo è concesso di default.
Possiamo vedere tutti tutto.
Con la conoscenza inizi a sbloccare anche altri sensi, magari sblocchi il naso, ed ecco che l’olfatto aggiunge alla vista maggiore significato.
E poi conosci ancora, ti si sbloccano anche la bocca e mangi, e le mani, e tocchi..
Sarà pure bella la vista, ma tutto insieme è una goduria.
Per questo conoscendo senti più cose.
Mattina di luglio a Punta Corvo.
“Io sono un visivo. Parto da una emozione che via via si amplifica. Poi si aggiunge un lato riflessivo. La base fondamentale che mi fa partire è sempre il rapporto con la visibilità, cioè su quello che il mio occhio, il mio cuore, la mia mente percepiscono della realtà”.
Questo tizio che abbiamo incontrato, era meno strambo di quel che sembrava.
Sarà sua, non sarà sua questa frase,
poco importa:
le parole restano a chi le sente.
Come vaticinio per il mese di pausa che ci prendiamo però non è male.
Noi l’abbiamo letta così:
cercati dei pezzi di immortalità.
Dove?
In giro: nei paesaggi, negli incontri, nei musei, a teatro… che ne so io! Sono solo un vaticinio!
Non ti devi preparare, non sei troppo stanco, non devi fare niente, perché tanto:
L’immortalità non è questione di erudizione.
Arriva e basta.
Siamo così affannati.
Magari questo mese alziamo la testa,
e andiamo col naso a cercare qualche boccone d’immortalità.
Ve lo auguriamo, ce lo auguriamo.
Piero Guccione all’opera.
Buona estate amiche ed amici.
Buona estate a chi lavorerà senza sosta, a chi si fa un viaggetto, a chi deve restare e chi deve andare…
La stagione de La Lettera finisce qua.
Se ci vorrai ancora leggere, torneremo a metà settembre con qualche novità.
Intanto se vuoi compagnia, puoi ascoltare i podcast che la stagione scorsa abbiamo registrato per gli abbonati. Ora sono gratuiti e li puoi ascoltare dove vuoi:
Troverai puntate su temi che non sono invecchiati affatto, e altri che… vabbè, te li lasciamo ascoltare.
Un abbraccio da Luigi, Stefano e Roberta.
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