Buongiorno,
ma quanto è stato lungo gennaio?
Una scalata, una traversata nel deserto.
Ma è tutto passato,
è tutto finito,
è il 1° febbraio
e il sole splende alto sopra le nuvole.
È febbraio,
tempo di musica italiana.
Febbraio,
ultimo mese d’inverno.
Febbraio,
quest’anno bisestile.
Bisesto funesto,
dicevano gli antichi.
Ma,
caro febbraio,
noi non crediamo a siffatte credenze.
Febbraio bisesto,
ci piace il tuo giorno in più,
chilo di troppo,
calzino spaiato,
unico guanto,
scarpa perduta.
Febbraio imperfetto,
lo passerei tutto a letto.
Spuntar come le primule a marzo,
dicendo: è l’ora, adesso m’alzo.

Oggi facciamo un giro nei backstage dei film più iconici della storia di Hollywood. Questa scena è tratta da The Matrix, primi esperimenti
su larga scala del green screen.
Mentre scriviamo, le pagine che si occupano di cultura, prima di gettarsi a capofitto nell’asso pigliatutto Sanremo, parlano di Oscar.
Inneggiano alla nomination per l’italico “Io capitano”, affrontano l’indignazione per la mancata candidatura di Margot Robbie e Greta Gerwig rispettivamente nelle categoria “migliore attrice protagonista” e “regista” di Barbie (un film prodotto da grandi colossi come la Mattel e la Warner che compromettono il suo carattere di film rivoluzionario), scambiando questioni di merito con questioni di genere.
Si chiacchiera, insomma.
Gli Oscar, o Sanremo, non sono solo argomenti da gossip, ma, che ci piacciano o no, influiscono in modo diretto nell’evoluzione sociale.
Gli Oscar sono il premio cinematografico più prestigioso al mondo, spostano valangate di soldi, influenzano produzioni e programmazioni in tutti i continenti.
Ma sappiamo come funzionano?
Abbiamo deciso di indagare e rispondere per voi a queste domande:
come funzionano gli Oscar? Chi li assegna? Come si fa ad essere nominati? Quali giochi ci sono dietro?
Iniziamo.

Conoscete la storia di quando uno sconosciuto Quentin Tarantino arrivò a Viareggio nel 2009 per presentare Le Iene e per tutti era solo “il matto”? Ecco “Il matto – una storia vera“. In questa foto “il matto” nel film Pulp Fiction.
Gli Oscar vengono assegnati dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che è composta da oltre diecimila professionisti del settore.
L’Academy è divisa in 17 rami: attori, direttori casting, direttori della fotografia, costumisti, registi, documentaristi, dirigenti, montatori, artisti del trucco e parrucco, responsabili marketing e relazioni pubbliche, musicisti, produttori, scenografi, autori di corti live action e animati, responsabili del suono, artisti degli effetti visivi e sceneggiatori.
Per entrare a far parte dell’Academy bisogna essere invitati dal Board of Governors, e aver conseguito alti meriti nell’industria cinematografica.
Ci sono italiani al suo interno?

Star Wars e il vecchio metodo dei materassi per cadere sicuri
Sì, tutti quelli che hanno vinto un Oscar e altre persone nominate direttamente dall’Academy, come Pierfrancesco Favino, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Maria Sole Tognazzi…
Non esiste un elenco ufficiale dove poter spulciare, purtroppo.
Questi membri dell’Academy votano tutti per assegnare il miglior film e, a seconda della qualifica, per attribuire i premi nelle rispettive categorie.
Possono farlo sia via web che per posta ed è abbastanza semplice, basta scrivere chi o cosa si è preferito.
In base a un complesso meccanismo di percentuali, si entra in nomination. Se siete dei feticisti dei sistemi di votazione complessi questo articolo fa per voi: il complicato sistema di nomination e il voto finale, in generale si tende a candidare chi ha avuto un gradimento diffuso, anche se medio.
Che vitaccia quella dell’Academy, si devono vedere centinaia di film per votare! ingenuamente abbiamo esclamato. Che candide creature…
La vera lotta sta proprio lì.

Ma non era gigantesco il fantasma Marshmallow Man?
Ecco le riprese del film “Ghostbuster”.
Obiettivo n.1: convincere i membri dell’Academy a vedere il proprio film.
Chi vota, lo può fare anche senza vedere nulla, a caso, per simpatia, votando solo quel che si è visto e le altre categorie lasciarle in bianco, votare per convenienza o per appartenenza, votare per un amico, un parente, qualcuno che promette favori…
Interessi miliardari con ricadute in tutto il mondo stanno in mano a 10mila persone che, spesso, non hanno neanche il tempo di vedersi tutti i film.
Per convincere i membri a guardare il proprio film si ricorrono a tutti gli stratagemmi possibili, spendendo milioni di dollari.
Come in politica.
Feste, eventi, regali, pubblicità… tutto questo solo per farlo vedere!
Per farlo votare si aggiungono intrighi, sabotaggi, promesse, patti, guerre intestine…

Ecco un modo di fare cinema che non esiste più, un modo…
Giurassico. Ora si fa tutto in digitale. Film: Jurassic Park.
E così accade che l’Oscar vinto a sorpresa da Il Pianista di Polanski
sia stato frutto di una lotta interna alla Miramax, dove i due dirigenti spingevano per due film diversi (Gangs of New York da un lato e Chicago dall’altro).
Tra i due litiganti, sicuri entrambi di vincere, il terzo ha goduto grazie alla dispersione dei voti.
O che l’Oscar vinto nel 1993 da Marisa Tomei per Mio cugino Vincenzo, sia dovuto al fatto che il presentatore, Jack Palance, ubriaco, avesse letto il nome sbagliato. Un momento esilarante.
Per poi scoprire che anche questa era una storia finta messa in giro mirabilmente dalle avversarie per sminuire la vincitrice.
Ma siccome questa menzogna era davvero golosa, è stata più potente della verità.
Una cosa del genere, l’ubriaco di turno che legge un nome sbagliato, agli Oscar non può succedere, poiché c’è una piccola squadra speciale che conosce già tutte le persone vincitrici e può, anzi, deve salire sul palco a correggere eventuali errori dei presentatori.
Anni dopo la Tomei è ancora circondata da questo falso mito, mentre, col tempo, è emerso il probabile motivo reale della sua vittoria: era l’unica americana in mezzo ad altre quattro straniere.
A questo punto era più divertente credere alla storia di Palance ubriaco.

Devi promettermi che sopravviverai. Me lo prometti Rose?
Titanic
Ecco alcune curiosità intriganti che abbiamo scoperto:
Nel settembre 2021 è stato inaugurato l’Academy Museum.
Sapete chi l’ha progettato?
Un italiano: Renzo Piano.
Eccola qua, che ne pensate?

Per qualche ora, nel marzo del 2000, Willie Fulgear, un disoccupato di 61 anni, da poco pure sfrattato, fu la persona al mondo con più premi Oscar. Erano 52 e li aveva trovati nella spazzatura. Qualcuno li aveva rubati e poi abbandonati e Fulgear aveva fatto sapere alla polizia – e ai giornali – di averli ritrovati.
Gli fu data una ricompensa di 50mila dollari e due biglietti per seguire dalle prime file la cerimonia di premiazione degli Oscar.

I creatori di South Park Trey Parker e Matt Stone, candidati per una canzone, si sono presentati: Stone vestito in rosa, con un abito che citava quello indossato agli Oscar da Gwyneth Paltrow un anno prima; Parker vestito in verde, con un abito che ricordava il Versace indossato da Jennifer Lopez ai Grammy di quell’anno.
I due raccontarono di aver preso, prima della cerimonia, cubetti di zucchero immersi nell’LSD.

All’annuncio non si può più usare l’iconica frase: And the winner is…
L’Academy l’ha cambiata in: And the Oscar goes to… rifiutando l’idea di una competizione e incentrando il punto solo sull’assegnazione.
Questa è una sottigliezza importante, l’Oscar non può essere vinto poiché i partecipanti gareggiano con prove diverse e in contesti diversi.
È l’Academy che decide di assegnare l’Oscar a una data persona per alcune specifiche qualità professionali.

La fine delle ricerche ci ha portato una riflessione che prendiamo a prestito da un grande scrittore, Sam Shepard:
…in America si fa il cinema, altrove si fanno i film.
Intendeva che l’industria cinematografica è un settore creativo money oriented, volto a fare profitto come principale obiettivo, mentre il film come espressione artistica resta fuori da questi giochi.
Basti pensare che Chaplin non ha mai ricevuto un Oscar, o Kubrik, o Orson Welles.
Bisogna piacere agli americani, cavalcare intelligentemente qualche luogo comune, dargli ciò che vogliono: la Sicilia di Tornatore, la Roma della Dolce vita prima e della Grande Bellezza poi, per esempio.
Negli ultimi anni questo meccanismo sta cambiando. Il premio sta diventando sempre meno americano-centrico, dando risalto a film che raccontano storie contraddittorie, ruvide, non accondiscendenti.
Perché?
Poiché ha perso la sua influenza nazionale.

Questi sono gli spettatori, in milioni, che guardano gli Oscar.
In 20 anni si è passati da 46 milioni di spettatori a 10.
Non contate il rialzo del 2022, è avvenuto solo perché nel 2021 Will Smith ha dato un pugno in faccia Chris Rock e la gente sperava in qualche altro fuori programma interessante.
La discesa è inarrestabile, quindi ci si apre a un pubblico mondiale.
Dieci milioni di spettatori restano una miseria per un evento storico e internazionale. Per capire meglio quanto questo numero sia basso, basti considerare che la finale del Festival di Sanremo 2022 (evento in lingua italiana e per questo con meno appeal internazionale) è stata seguita da più di 13 milioni di telespettatori.

La pericolosissima tigre di peluche contro la quale si batte eroicamente Massimo Decimo Meridio ne Il gladiatore.
L’Oscar viene assegnato da una nicchia per una nicchia, ma da questa nicchia dipendono interessi economici enormi, si disegna l’immaginario collettivo del mondo intero.
Ci sono film che hanno dato spinte importanti a svolte epocali, personaggi di carta e inchiostro che hanno cambiato il mondo reale.
Le storie determinano il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro.
Tu che film hai visto ultimamente?
Perchè non vai al cinema stasera?